venerdì 8 gennaio 2010

Quello che resta è una traccia di vita vissuta.

[...]  Eppure oggi nell’era dell’avanzata tecnologia in cui i mezzi di comunicazione spopolano c’è tanto “inascoltato”, un vuoto così grande che si cerca di riempirlo con tante inutili parole senza un vero significato, con quel bla bla bla che fa tanto pandan, lasciando che solitudine e malessere avanzino.
A testimonianza di ciò le ricerche, sullo stato della famiglia italiana, rivelano un vertiginoso aumento delle separazioni e dei divorzi mettendo in luce la fragilità della coppia coniugale, dal 1995 al 2005 il numero delle separazioni è cresciuto del 57,3% mentre quello dei divorzi è salito del 74%, la durata media di un matrimonio è di 14 anni ma un quarto delle separazioni proviene da unioni della durata inferiore ai 6.
La decisione di separarsi è la conseguenza di un lungo periodo di insoddisfazione e carenza affettiva, si perseguono obiettivi diversi che mal si conciliano con il menage familiare, i litigi sono intercalati a silenzi, ansia e stress emotivo allontanano inevitabilmente due persone che avevano deciso di stare insieme per sempre inaugurando un progetto di vita comune.
"…Avevamo un matrimonio felice, non avrei mai pensato che un  giorno potesse finire "...Non parlavamo più, eravamo due estranei che condividevano lo stesso tetto, queste sono le frasi con le quali si tende a “giustificare” la rottura di un rapporto che in ogni caso rappresenta un’esperienza dolorosa per i partner ma soprattutto, quando ce ne sono, per i figli spettatori inermi della fine del legame indissolubile e speciale che univa la loro mamma ed il loro papà.
Da tempo si sente parlare ed è presente sul territorio nazionale una nuova professione che si sviluppa e realizza in un percorso che la coppia in via di separazione/divorzio, liberamente sceglie di seguire la Mediazione Familiare. Intraprendere un percorso di mediazione significa consentire ai partner di essere i protagonisti di scelte consapevoli e mature rispetto alla riorganizzazione dell’assetto familiare in seguito all’evento separativo, significa responsabilizzare due persone che hanno deciso di porre fine al loro rapporto coniugale rispetto ad una genitorialità condivisa, significa ascoltare e prendere atto del dolore dei due senza emettere giudizi o dare pareri. Il Mediatore Familiare si adopera per ri-attivare una comunicazione” sana” divincolandola dalla logica distruttiva di un vincente e di un perdente, in uno spazio neutrale e flessibile due persone che non si guardavano neanche più in viso sono concentrati nel costruire il proprio futuro invece di rivangare il passato, insieme prendono delle decisioni su tutti gli aspetti ed i contenuti riferiti alla separazione/divorzio.
Recuperare la capacità di parlarsi ancora, di comunicare  senza confliggere, di confrontarsi senza arrivare allo scontro, diventa un’occasione di crescita, di riscoperta delle proprie capacità, di una rinnovata fiducia verso il futuro, di tornare ad amare.
Il bisogno di comunicare come lo stesso bisogno di essere ascoltati è parte del nostro essere: ascoltare, riuscire a sentire, lasciarsi toccare dall’arte del comunicare, ci rende unicamente umani. [...]


Il post è tratto da un articolo, in fase di elaborazione, 
per una Rivista Scientifica.


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